An error occured: XML data could not be loaded. Make sure you specified the correct path. Aggiornamento sulle varianti: che cosa sappiamo della loro risposta ai vaccini? | Sams

Le varianti stanno diventando prevalenti in gran parte dei paesi del mondo, aumentando la capacità di trasmissione del virus e la possibilità che possano resistere alla risposta immunitaria indotta dai vaccini.

La variante più diffusa in Italia. Stando all’indagine condotta un mese fa dall’Istituto Superiore di Sanità la variante più diffusa in Italia sembrerebbe quella inglese, registrata nell’86.7% dei casi. Situazione non dissimile da quella registrata in molti altri stati europei e in altri 110 paesi nel mondo, tra cui gli Stati Uniti.

Il virus nella variante inglese, risulta più facilmente trasmissibile ma non più aggressivo dal punto di vista della malattia che sviluppa. Tuttavia all’aumento esponenziale dei casi come sappiamo è legata una maggiore ospedalizzazione, aspetto che – come abbiamo già visto – può mettere a dura prova il sistema sanitario di un paese, portandolo al collasso in breve tempo. Al di là delle difficoltà collaterali il paziente ospedalizzato con variante inglese non manifesta un decorso della malattia diverso da quello già noto per la versione originaria del virus. I vaccini attualmente in uso sembrano efficaci contro la variante inglese.

La variante che preoccupa di più al momento è la sudafricana, perché riesce ad eludere le difese immunitarie sviluppate da vaccini, anticorpi monoclonali e precedenti infezioni.

Nello specifico la variante sudafricana riduce l’efficacia dei vaccini Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson, e azzera del tutto quella del vaccino AstraZeneca, che infatti è stato abbandonato in Sudafrica perché inefficace.

La variante sudafricana non è più trasmissibile e neanche più letale, non è particolarmente diffusa in Italia al momento.

Molto si sente parlare anche della variante indiana di cui il primo caso è stato segnalato a Firenze e di recente altri due nell’alto Vicentino. La particolarità della variante indiana è quella di combinare due mutazioni già note, che per la prima volta compaiono insieme. La prima mutazione ne aumenta la trasmissibilità mentre la seconda le conferisce il potere di aggirare in parte l’effetto del vaccino. 

Il vaccino di Pfizer è parzialmente efficace, mentre il vaccino indiano Covaxin ha mostrato una buona risposta. Al di fuori dell’India ha una diffusione molto bassa: qualche centinaio di casi in Europa e alcune migliaia nel mondo.

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