La posizione che comincia a prevalere, in primis espressa dal presidente degli Stati Uniti, secondo cui andrebbero aboliti i brevetti sui vaccini, è condivisa seppure con maggiori riserve, anche in Europa. ”L’Italia è aperta a una sospensione dei brevetti sui vaccini contro il Covid-19″ afferma Draghi nel suo intervento al Global Health Summit.
Secondo il premier è una misura da adottare “in modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche”.
L’idea che comincia ad essere condivisa, è che l’uscita definitiva dalla pandemia è possibile soltanto con un’azione globale e coordinata.
Questa la finalità alla base della Dichiarazione di Roma, oggetto del Summit.
Un piano a lungo termine nel quale vengono individuate cinque aree su cui intervenire per non farsi trovare impreparati la prossima volta: solidarietà, equità, cooperazione multilaterale, buona governance e mettere le persone al centro della preparazione alla risposta alle pandemie, basandosi su scienza, dialogo e finanza sostenibile.
Distribuire vaccini ai paesi più poveri rappresenta una priorità al momento, ma non costituisce la soluzione al problema.
Sempre Mario Draghi, a proposito: “i Paesi a basso reddito devono essere sostenuti finanziariamente e con competenze specializzate” affinché siano messi in condizione di poter produrre autonomamente i vaccini.
Intanto, Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson promettono 3,5 miliardi di dosi di vaccini anti Covid da destinare ai Paesi poveri nel 2021-2022. Circa 1,3 miliardi di dosi saranno consegnate entro il 2021, il resto l’anno prossimo.
Pfizer fornirà 2 miliardi di dosi, Moderna fino a 995 milioni e Johnson&Johnson fino a 500 milioni. Le dosi saranno fornite a prezzo di costo ai Paesi a basso reddito e a prezzo ridotto ai Paesi a medio reddito.